Nell’Himalaya e più precisamente tra la catena del Karakorum e quella del Kun Lun, alle pendici del monte Kailash, nel deserto del Gobi, Nel mese di Maggio, durante il plenilunio della costellazione del Toro, su una roccia ampia all’incirca 4×2 metri che giace in quella vallata si celebra il Wesak, un rituale sacro di grande valore per tutta l’umanità.
Il Wesak è una festività di origine Buddhista, ma il suo significato appartiene a tutte le religioni poiché il suo rituale di benedizione viene impartito a tutta l’umanità.
Pare che sia l’unico giorno dell’anno in cui il Buddha ed il Cristo in particolare, ma anche tutti glia altri Maestri Ascesi delle Gerarchie Celesti, discendano in questa valle incontaminata per portare i loro corpi di luce in presenza del genere umano e benedirlo, al fine di alleviare le sofferenze del pianeta intero e richiamare le anime alla guarigione ed alla purificazione nonché facilitare l’evoluzione di tutti gli esseri, attraverso il loro Amore e le loro benedizioni.
Il giorno in cui viene celebrato il Wesak non è sempre lo stesso, essendo collegato al momento massimo di luna piena. E’ dunque una festa mobile, cosi come la Pasqua di resurrezione Cristiana, o quella Ebraica, il Pesach, o ancora il Ramadan Islamico.
La leggenda narra che, quando il Buddha si illuminò, pronto ormai per abbandonare definitivamente la Terra perché aveva risolto tutte le questioni che lo portavano a reincarnarsi, pur immerso nella profonda beatitudine e pienezza raggiunta, dal suo livello di consapevolezza ed infinita compassione, si voltò a guardare tutte le altre anime che ancora erano ancora vittime di fatica, malattia, sofferenza, e di tutte le tribolazioni terrene .
Si dice che egli morì nel 483 A.C., nel mese di maggio, la notte del plenilunio, ma non volle ascendere al Nirvana, giurando davanti ai Grandi Esseri delle Gerarchie Celesti, che lo avrebbe fatto solo dopo che anche l’ultimo dei più piccoli esseri si fosse liberato dalle sue condizioni di affanno e dolore.
E’ per questo che ogni anno, la notte del plenilunio egli torna nella valle del Gobi, a benedire il pianeta insieme a Gesù ed a tutti i Maestri Ascesi per elargire energie d’Amore, guida, protezione, guarigione e compassione affinché tutte le anime e la Terra stessa possano trovar la loro strada verso la liberazione.
Migliaia di pellegrini vi partecipano, giungendo dalle aree circostanti del Tibet.
Essi allestiscono l’altare con i fiori dell’Iris, e porgono le loro offerte di cibo e acqua, affinché questi siano benedetti.
L’acqua, simbolicamente rappresenta la continuità dell’unione tra Maestri, discepoli ed esseri umani. Essa, nel ricevere la luce dei Grandi Esseri, viene fortemente magnetizzata infondendo rinnovate energie di pienezza, determinazione e buoni intenti a coloro che la bevono.
Pare, inoltre che all’arrivo della Luce del Buddha e del Cristo tutti gli iris sboccino e fioriscano aprendosi.
Cercate di fare del Wesak una festività universale e riconosciuta, utile a tutti gli uomini di tutte le fedi. È la festa in cui i due Capi Divini dell’oriente e dell’occidente collaborano ed operano nella più stretta unione… Le energie spirituali in quel momento sono disponibili in modo eccezionale. (Il Tibetano – Esteriorizzazione della Gerarchia, pag. 590)
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